PRATO – Chroma Keys, un’incursione dentro il cinema e la meraviglia della finzione

Venerdì 22 e sabato 23 novembre alla Sala Bianca del Museo Pecci

Silvia Calderoni dei Motus porta in scena un sabotaggio sfrontato e ironico del frame cinematografico. Una performance che crea una nuova sceneggiatura, che sarà il pubblico a completare.

Un corpo “alieno” appare e scompare nella scena di un film e in atto un vero e proprio sabotaggio. È quello di Silvia Calderoni dei Motus, che venerdì 22 e sabato 23 novembre alla Sala Bianca del Museo Pecci porta in scena Chroma Keys, una incursione dentro il cinema e nella meraviglia della finzione e dei suoi vecchi “trucchi” stereoscopici (inizio ore 21 – prenotazioni tel. 0574 448212 – info@kinkaleri.it).
Chroma Keys è parte del programma di Body To Be, progetto curato da Kinkaleri che indaga sulla performance contemporanea nelle sue diverse declinazioni. Ospitato per la quarta edizione al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Body To Be rinnova la sua relazione con la città cercando per ogni occasione il luogo più rappresentativo che la riguardi.
La performance esplora la possibilità del Green Screen, un’antica tecnica cinematografica che accelera il potere liberatorio e visionario delle immagini alla base degli artifici di tanto cinema delle origini.Silvia Calderoni precipita quindi in un viaggio dal clima apocalittico, immerso in quella luce da disastro imminente che tanto ricorre nella filmografia di Bela Tarr… Un movimento/immobile che potrebbe continuare all’infinito, attraversando “citazioni” di film che in qualche modo rimandano/trattano/riflettono la sparizione, il senso dell’andare o dell’andarsene, dell’abbandono, ma anche della scoperta. L’atmosfera futuristica e distopica resta ambigua e sospesa: si presuppone un “mondo a venire” o piuttosto, “un mondo a venire senza mondo”, con il profilarsi di un evento che “la fa finita con tutti gli eventi” come in Melancholia di Lars Von Trier? Sta al pubblico completare la sceneggiatura.La compagnia Motus, fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò esplode negli anni 90 con spettacoli di grande impatto emotivo e fisico, riuscendo a prevedere e raccontare alcune tra le più aspre contraddizioni del presente.
Dalla sua fondazione, affianca la creazione artistica – spettacoli teatrali, performance e installazioni – con un’intensa attività culturale, conducendo seminari, incontri, dibattiti e partecipando a festival interdisciplinari nazionali e internazionali. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre premi UBU e prestigiosi premi speciali per il suo lavoro. Nel 2020 i registi della compagnia saranno direttori artistici della cinquantesima edizione del Santarcangelo Festival.

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