Legambiente al Consiglio Regionale Toscana: ‘Facciamo il parco della piana senza adattarsi a un nuovo aeroporto’

Stamani, nella consultazione delle commissioni 6° e 7° del Consiglio Regionale, il Presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza ha presentato la seguente memoria politica:

“intorno alla proposta di deliberazione N. 334 (Adozione dell’integrazione al PIT per la definizione del Parco agricolo della Piana e per la qualificazione dell’aeroporto di Firenze) è bene dichiarare subito qual è, a nostro modo di vedere, il cuore del problema. E il nostro punto di vista, nient’affatto neutrale. E cioè che la vicenda è stata per troppo tempo “inquinata” da considerazioni meramente tecniche. In particolare, dal tema dell’orientamento della pista fiorentina (status zero, ipotesi 09/27, ipotesi 12/30, etc.). In altri termini, ci si è concentrati sull’infrastruttura in quanto tale, perdendo fatalmente di vista il sistema di valori dal quale far sgorgare la decisione politica. Quasi che oggi sia indifferente scegliere un modello esclusivamente improntato sulla competitività o scegliere finalmente la via alta della sostenibilità (socioeconomica & ambientale).

Il cuore del problema sta tutto qui. Perché è chiaro che quando si asserisce che il polo aeroportuale toscano può diventare il terzo per volume di traffico su scala nazionale, e che la sfida vera è accaparrarsi i fondi di provenienza statale e comunitaria, si ha in mente una Toscana e un orizzonte internazionale, il cui metro di giudizio è la mera competizione. Ma su questo altare, la Regione rischia d’immolare irrimediabilmente la più importante pianificazione ecologica di scala metropolitana che abbia partorito (con pieno merito, s’intende) in questi anni: il Parco della Piana.

Perché è di lapalissiana evidenza, che non vi è posto per entrambe le riqualificazioni. O si sceglie il parco o si sceglie l’aeroporto. Delle due l’una.

Le giustificazioni tecniche e gli approfondimenti a corredo della presente proposta di delibera non ci convincono. Gli studi di ARPAT sono, infatti, il frutto di modelli di calcolo teorici, non essendo basati su alcuna piattaforma di piano industriale (ad esempio: quanti e quali voli?). Ciò non consente alcuna valutazione d’impatto ambientale tale da definire con ragionevole certezza il quadro e i limiti ammissibili di sostenibilità entro i quali operare.

La posta in palio è quindi alta e chiarissima. Per questo, non possiamo accontentarci di qualche puntuale compensazione ambientale, piccola o grande che sia. Né possiamo accettare di vederci affibbiato il ruolo di rallentatori di processi storici ineluttabili. Perché non siamo contro gli aeroporti, bensì per un riequilibrio armonico tra ragioni socioeconomiche e istanze ambientali, in una logica di sistema. Dunque, Firenze, a nostro avviso, dovrebbe rinunciare definitivamente al potenziamento del suo scalo, ragionando in termini di capacità di carico sul proprio territorio e in una logica di rete interregionale FI-BO-PI. Questo scenario le permetterebbe finalmente di rendere più sicuro lo scalo di Peretola e, soprattutto, di salvare il Parco della Piana.

Un parco che, nell’attuale incertezza procedurale, contiene tuttavia intatta la sua enorme carica suggestiva. Gravida di futuro e di possibilità. Un grande contenitore di biodiversità, che si sostanzia in un prezioso reticolo di aree umide interne, di agricoltura qualitativa a km zero, di emergenze architettoniche e culturali. Un reticolo potenzialmente e utilmente innervabile da un sistema integrato di mobilità dolce (il Tram Treno della Piana!) ed esaltato dalla presenza di qualificatissimi centri di ricerca universitari.”

fonte: Ufficio Stampa di Legambiente Toscana

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