Gioco d’azzardo, il problema della regolamentazione e il vantaggio dell’online

La questione della regolamentazione del gioco d’azzardo continua a tenere banco.

L’ultimo provvedimento dello Stato ha dichiarato guerra alle pubblicità, vietandole in televisione e durante gli eventi sportivi. In questo modo si spera di diminuire l’utenza dell’industria, evitando di attirare le nuove generazioni. Il problema del settore però è più delicato, e nasce dall’assenza di una politica statale coerente negli ultimi anni.

Che il governo centrale sia stato poco presente nella questione del gambling è un dato di fatto. Da quasi dieci anni ormai diversi movimenti chiedono una regolamentazione precisa sull’argomento, con la definizione di limiti precisi e una maggiore attenzione per il giocatore. Il problema è che il tema gioco d’azzardo non è mai in cima alla lista dei governi, che nella migliore delle ipotesi si limitano a ritoccare la percentuale sulle imposte e a valutare le nuove concessioni di licenze. Il Decreto Dignità approvato da Lega e Movimento 5 Stelle in questo senso è quasi un’eccezione, che a sua volta di fatto non tocca direttamente il settore, sfiorandolo su un aspetto collaterale. Il problema di fondo, ovvero la diffusione della ludopatia e un’attenzione non sempre efficiente alle esigenze del cittadino, non viene così risolto.

Di fatto l’indecisione del governo centrale concede spazio, a volte troppo, alle realtà locali. La legge italiana prevede che sia lo Stato a determinare le disposizioni in materia di gioco d’azzardo, ma gli enti locali hanno avuto l’opportunità di fare il bello e il cattivo tempo proprio sfruttando il terreno concesso loro negli ultimi anni. Provvedimenti come il distanziometro o la chiusura delle attività in determinati orari dovrebbero essere livellati in tutta la nazione, per evitare di avere enormi controsensi. Alcuni comuni hanno deciso di non adottare questi provvedimenti perché la città di fianco ne avrebbe tratto enormi vantaggi, attirando tutti i giocatori negli orari di chiusura delle attività. Insomma, la mancanza di una legge nazionale ha rallentato il progresso della lotta al gioco compulsivo, per quanto le iniziative siano presenti e spesso lodevoli. Il rischio però è questa lentezza possa giocare a favore dell’online, meno soggetto a cambi repentini di regolamento e più facile da controllare per il governo centrale.

La soluzione digitale in effetti non è così scomoda per lo Stato. Da quando il gioco su internet è stato legalizzato, AAMS e il comparto dei casinò online italiani si sono battuti per oscurare i siti “.com” illegali e controllare che quelli approvati rispettassero tutte le norme legislative. In questo modo un giocatore che si iscrive a un casinò online è sicuro di scommettere con le probabilità di vincita indicate dallo Stato, senza rischiare di incorrere in truffe. Tutte le transazioni monetarie sono registrate e la possibilità che vengano usati i “superaccount” a scopo di lucro sono ridotte al minimo. I siti online inoltre hanno di recente introdotto la possibilità di regolare un tetto massimo di ricarica mensile sul profilo di ogni giocatore. La buona riuscita dell’iniziativa dipende sempre dal buon senso dell’utente, ma intanto il cittadino ha uno strumento a proprio favore per controllare la sua situazione. Una garanzia che sembra ancora lontana nel settore terrestre, dove nessuno si prende la responsabilità di una riforma definitiva.

fonte: Gaming Report

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