FIRENZE – Fabbrica della Legalità e Progetto Zero Impact

La risposta di CNA FIRENZE al tema legalità e trasparenza delle filiere: un appello a tutti gli stakeholder del territorio. Un progetto che vuole fare della legalità e sostenibilità della filiera un valore aggiunto per le imprese del territorio

Dare una configurazione territoriale alle aziende che rispettano i requisiti di tracciabilità e trasparenza, rendendoli un valore aggiunto per l’intero territorio. Questo l’obbiettivo di Fabbrica della legalità, la risposta di CNA Firenze al tema legalità e trasparenza delle filiere. Un progetto che richiede a tutti i protagonisti del settore di fare la propria parte, compresi i Comuni, che possono essere importanti sostenitori di un modello di sviluppo basato sul territorio e sui valori che esso stesso rappresenta per il mondo della moda e del lusso.

Il progetto di CNA Firenze prevede un Disciplinare e un Marchio di Filiera includendo l’attenzione alla riduzione dei rifiuti e degli scarti di lavorazione, nonché la possibilità di utilizzare materiali riciclati e rigenerati, sperimentando modi nuovi per reinterpretare prodotti (o parti di essi). L’iniziativa intende diventare anche laboratorio e un modello sperimentale immediatamente condivisibile nel nascente progetto di area vasta, in modo da unire territori che condividono le stesse filiere produttive (in pratica l’area vasta Firenze-Prato-Pistoia che fa da cerniera ad Arezzo da un lato e all’area pisana della concia dall’altro).

L’iniziativa, parte da un’analisi a 360 gradi dell’economia locale, che, negli ultimi 20 anni, ha visto sparire le aziende con un prodotto proprio. Logiche industriali hanno costretto le realtà artigianali ad applicare metodi che hanno impoverito la capacità di produrre totalmente un oggetto. Le fasi del lavoro sono state divise fra tante aziende, ognuna specializzata in una parte dell’intero processo: solo taglio, solo assembramento, solo cucito etc etc.

L’applicazione di processi industriali a tutta la catena di subfornitura ha portato ad applicare una drastica riduzione dei costi, aumentando notevolmente i rischi in ambito sociale, ambientale e economico, ma soprattutto di trasmissione generazionale della conoscenza. Diventa poco appetibile, per i giovani, un mestiere i cui margini di redditività sempre più ridotti non permettono neppure piccoli investimenti in formazione e cultura di impresa, leve fondamentali per il ricambio generazionale.

Le imprese della filiera hanno dovuto tarare un processo produttivo sui grandi numeri, perdendo di vista non solo l’intero processo di lavorazione – che ne aveva determinato la crescita come distretto – ma anche la possibilità di creare, per le nuove generazioni, le condizioni per ripartire con piccole quantità, aprendo un mercato di nicchia, che è sempre più quello richiesto dai nuovi modelli del vero lusso. La concorrenza sleale sul territorio, il contesto economico in continuo cambiamento, la sostenibilità economica non sempre monitorata e garantita dai brand, la carenza di adeguati controlli da parte delle istituzioni, impone di trovare un percorso per la protezione dei grandi valori del territorio, un modello di lavoro comune che permetta di tenere in equilibrio le diverse dimensioni della legalità e della sostenibilità (organizzativa- economica-ambientale-sociale) e i diversi soggetti interessati verso il fine comune della valorizzazione e qualificazione della filiera.

Un progetto di filiera che coinvolga tutte le imprese presenti sul territorio, in primis i brand, che possono garantire la legalità garantendo un costo giusto per il lavoro di quelle numerose imprese alle quali chiedono massima qualità, flessibilità, capacità di investimenti e che sono paradossalmente il punto più debole della filiera se non sono tutelate con misure che le distingua da chi non usa le stesse regole: solo attraverso la trasparenza e un sistema di tracciabilità che certifichi la sostenibilità economica e sociale delle imprese del territorio si può iniziare a giocare con le stesse carte.

Risulta fondamentale avere completa visibilità degli anelli che compongono l’intera catena della filiera in merito agli aspetti etico-sociali, organizzativi e ambientali, per dare al distretto regole che potranno essere un valore fondamentale per il futuro del sistema manifatturiero italiano.

Progetto Zero Impact

Zero Impact è un progetto finalizzato all’introduzione di metodologie innovative nella gestione degli scarti di produzione della pelletteria, che da costo per le imprese possono diventare risorse economiche e ambientali per il territorio.

Le varie fasi del processo di recupero e riciclo possono contribuire efficacemente alla riduzione dei rifiuti destinati a smaltimento, rappresentando un importante fattore di sviluppo per la competitività e la sostenibilità del territorio, oltre a un’opportunità nel poter ridurre i costi della tassa sui rifiuti. Le aziende aderenti al progetto potranno certificare che il loro prodotto ha un impatto zero sull’ambiente, attraverso un modello che certificherà le fasi di recupero del rifiuto, aumentando la capacità di attrazione dei grandi marchi che fanno della sostenibilità ambientale un loro modello di sviluppo.

Fonte: CNA Firenze

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