SIENA – Da Siena si Muove nuovo elogio a Laura Vigni

Sulla mia scrivania c’è un documento che promuove la candidatura per Laura Vigni sindaco di Siena, ha parole semplici e chiare, e contiene una idea di rinnovamento morale. Ho conosciuto Laura da studentessa, da responsabile di iniziative legate all’archivio comunale e al Palio. Ne ho stima. Mi schiero con lei per un bisogno di pratiche diverse per la città. Guardare a Siena come la ho conosciuta quando sono venuto qui all’Università, nel 1973, come docente di tradizioni popolari, aiuta a pensare un altro modo di essere cittadini, di partecipare. Era una città vitale, piena di movimenti e di idee. La cultura circolava con forza. Le contrade partecipavano a idee di cambiamento, accoglievano, vi si facevano le prove aperte degli spettacoli teatrali. Noi che venivamo da altre regioni ci trovavamo subito a nostro agio. Per anni sono stato impegnato nella CGIL, nei dibattiti cittadini, in Radio Siena; ero un professore universitario che distribuiva volantini per il corso; mia moglie era nei consigli dei genitori, nella crescita delle organizzazioni delle donne. Ero un po’ estremista, e poi col tempo ho rivisto dentro di me quel clima troppo ideologico. Gli anni Settanta hanno avuto il peso delle ideologie e del terrorismo, ma sono stati i più ricchi di partecipazione della mia vita. Dobbiamo ripensarli per offrire qualcosa di simile ai giovani, adeguato ai tempi.

Ora la città vive sotto una cappa di piombo. Io lo avverto dagli anni ‘90 quando tentai di protestare per la nuova edificazione che avveniva nella mia strada sottraendo alle famiglie un piccolo polmone verde di alberi. Il nuovo piano edilizio ha stravolto la fisionomia di Siena, una sorta di furiosa rivalsa modernista ha preso sindaco e assessori molti dei quali ben conosciuti e uno anche molto amico. Dicevo allora qualche volta inascoltato che per modernizzare Siena occorreva guardare più lontano: immaginare il corso con dei carri a buoi chianini al posto dei bus. Lo dicevo per dire che Siena si può inventare un futuro ben più originale di quello dei parcheggi, delle rotonde, del new jersey, e dell’arlecchinata edilizia che la ha sconvolta. Ne avrebbe titolo e ne aveva le risorse.

Il futuro mi sembra che ora sia stato portato via ai cittadini di Siena. La grande efficienza delle giunte anni 90 aveva solo il difetto di mancare di una idea di futuro, occorreva solo adeguare Siena a che cosa? A Milano forse? Poi dagli anni ’90 la Fondazione del Monte dei Paschi è diventata l’unico oggetto della politica locale, ha accentuato i conflitti, ha creato correnti, cordate, gruppi. Il mito di nascita dei nuovi organi della Fondazione, somiglia molto alla storia della Malamerenda. Guerre interne, tradimenti, accoltellamenti simbolici, cursus honorum quasi dovuto di una piccola elite di politici, che finiva spesso in società edilizie che investivano nel mondo, con l’aggravante che erano anche politici giovani e ci facevano desiderare la rigida lealtà alle istituzioni della generazione dei figli dei mezzadri. Sono stato scandalizzato dal lessico usato sulla stampa locale tra i politici durante la crisi della giunta Ceccuzzi, parlare di messaggi trasversali, minacce, pizzini giornalistici è quasi un eufemismo. Da farci uno studio sui linguaggi locali del conflitto politico. Testimoni di nozze, compari, parenti, cordate con giuramenti, massonerie più o meno nascoste, e un sistema di lobbies professionali e di carriera che sono la realtà della politica senese. Questo purtroppo è anche un dato nazionale che caratterizza il carattere ambiguo e spesso conservatore del PD, che però almeno in sede nazionale è al centro di dibattiti espliciti. Qui a Siena il PD ha fatto la scelta di cambiare i candidati a sindaco lasciando tutto come prima.

Gramsci parlava di riforma intellettuale e morale per l’Italia del suo tempo, ma la Siena di oggi mi pare ne ha un bisogno drammatico. Il mondo della cultura è spento, ed è quasi umoristico pensare che Siena vorrebbe essere riconosciuta come capitale europea della cultura, un simile dibattito si è aperto a Matera, città concorrente, ma più franco e chiaro di questo. Vivo a Siena da 40 anni, anche se mi muovo spesso, la mia famiglia ci ha messo le radici, e come me tante altre che venivano da vari altri mondi regionali e nazionali. Ho insegnato 17 anni all’Università, nella Facoltà di Lettere, girando poi per altre sedi (Roma e poi Firenze) ma sempre restando qui. Essere disponibile a testimoniare il mio senso di responsabilità per la città, ormai, della mia vita è un dovere di cittadinanza.

Mi fido di Laura Vigni, della sua chiarezza e della sincerità del suo impegno per Siena, mi sembra l’unica candidatura che si mostra all’altezza del bisogno di riforma morale. Prima di tutto sono per Laura Vigni sindaco di rottura per uscire dalla palude politica che sta ingoiando Siena. Laura ha la forza di difendere le strutture della vita cittadina che non sono ancora crollate o invase, è il punto di partenza per ricominciare. Poi ho delle competenze in campo culturale, delle idee, delle capacità organizzative, sono un antropologo. Posso dare una mano. Certo non sono un volto nuovo, lo sono solo per le liste del consiglio comunale, che mi vedono per la prima volta candidato, nella lista “Siena si muove”, appena pensionato e appena settantenne. Ma si sa che quando c’è una grave emergenza vengono chiamati alla collaborazione e alla solidarietà tutti quanti, anche i riservisti. E che, come diceva Don Milani, sortirne da soli è l’avarizia, sortirne insieme è la politica.

fonte: Pietro Clemente – Siena si muove

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