SIENA – Alberto Massi (Siena si Muove): ‘Scelta di laicità, scelta obbligata’

Siamo già in clima elettorale e quindi si fanno strada le parole tabù, quelle impronunciabili perché rischiano di minare il ‘consenso’. In Siena si muove cercheremo di fare l’opposto, di scovarle e di trattarle, convinti come siamo che dalla chiarezza sui temi non si possa più assolutamente prescindere e che proprio su quelle si giochi la scelta dell’elettore. La prima parola tabù che viene a galla è laicità. Prima che qualcuno ben fornito di pregiudizio volga lo sguardo altrove cerchiamo di partire dal punto zero: la laicità nel campo della Pubblica amministrazione non ha nulla a che vedere con il sentimento religioso delle persone; quest’ultimo è scelta individuale e privata, della quale non c’è bisogno né intenzione di parlare. Non ha nulla a che vedere con il legame indissolubile che esiste tra religione e storia, tra religione e arte figurativa. Reclamare laicità nelle scelte di una amministrazione coinvolge al contrario due aspetti eminentemente pratici.

Il primo è quello di considerare la comunità da amministrare come un insieme le cui componenti abbiano pari diritto e dignità, senza discriminazioni di qualsiasi tenore. I non credenti sono sempre più numerosi e così dicasi per le persone di religione diversa; atti che privilegino la curia cattolica e i suoi interessi in città sono semplicemente discriminatori perché stabiliscono differenze tra gli interlocutori delle istituzioni, sancendo in realtà un canale privilegiato di trattamento antitetico ai principi della buona amministrazione.
Il secondo è di natura prettamente economica e di bilancio. Come è (poco) noto il Comune – attraverso un apposito bando – destina l’8% (no, non è un errore, non è l’otto per mille ma l’otto per cento!) degli oneri di urbanizzazione secondaria a “Chiese ed altri edifici per servizi religiosi” e a “Centri civici, sociali, culturali e sanitari”.

Tuttavia, come dimostrano le deliberazioni della Giunta comunale, la quasi totalità dei fondi è appannaggio di enti o associazioni ecclesiastiche o comunque riconducibili all’ambito religioso. A questo si deve sommare una galassia di stelline appena visibili, le varie associazioni di matrice cattolica, il cui numero rende alla fine assai consistente in termini meramente quantitativi l’esodo (si perdonerà il richiamo biblico) di finanze dalla Pubblica amministrazione verso lidi assai poco controllati e tracciabili. Non c’è bisogno di essere economisti per intravedere in questo un comportamento vizioso: in un momento in cui ha voltato le spalle all’intera cittadinanza e si appresta a dover affrontare un passivo di bilancio che, seppur tenuto nascosto sotto una patetica copertina omertosa, sappiamo già essere ingente, l’Amministrazione continua imperterrita a mantenere un legame clientelare con la curia, della quale è assai difficile poter tracciare la mappa dei possedimenti e delle attività nel Comune (e si tratta di attività che spesso possono essere considerate vera e propria concorrenza sleale, si pensi ad esempio al settore dell’ospitalità e a quello degli affitti). Sotto al compiacente velo della solidarietà e della cooperazione, attività svolte da generose e lodevoli persone, persone fisiche, che dedicano entità tutt’altro che soprannaturali come tempo, energia e denaro al loro encomiabile compito, si muove un mondo di privilegio e di gestione oscura che appare in questi tempi quanto meno anacronistico, se non proprio illegittimo.

La proposta di Siena si muove, a questo riguardo, è chiara e immune da pregiudizi e ideologie astratte: il comune compia una mappatura completa dei beni di proprietà della curia, delle sue attività e delle associazioni a essa correlate; si verifichi l’ammontare dell’esborso da parte dell’Amministrazione; si sospenda fino a ripristino del pareggio di bilancio l’erogazione di parte degli oneri di urbanizzazione secondari; si recuperi, se dovuta, la parte non versata di IMU.

Ci sia infine consentita una considerazione meno pragmatica e più etica. Sul piano pubblico la laicità può rappresentare il punto di partenza per la formazione di una comunità più matura e solidale, rispettosa delle diversità, attenta ai bisogni di ogni cittadino purché quei bisogni non limitino la libertà degli altri. Svincolare l’Amministrazione dall’oscuro legame che ancora intesse con i potentati religiosi locali rappresenta il primo importante passo in questa direzione.

fonte: Lista Siena Si Muove

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