Prova tv su Destro? Il precedente contro Olivera in Roma-Fiorentina 2012-2013

FIRENZE – Sabato 8 dicembre 2012, 19’ minuto di Roma-Fiorentina, anticipo serale della 16° giornata di andata di Serie A, poi terminato 4-2 per i giallorossi. Un minuto dopo il 2-1 firmato da capitan Totti, il calciatore della Fiorentina Ruben Olivera (oggi al Brescia) interviene sull’out di sinistra colpendo Miralem Pjanic per poi calpestare volontariamente la gamba del romanista. Si scatena un vero e proprio parapiglia, una rissa che vede coinvolti tutti i giocatori in campo. L’arbitro livornese Banti ha molto da fare per riportare la calma tra i 22 calciatori in campo e, alla fine, opta del tutto inspiegabilmente per l’ammonizione per Olivera (quando il fallo sarebbe stato da rosso diretto), ed estrae il cartellino giallo anche nei confronti del capitolino Panagiotis Tachtsidis.

Le immagini televisive, però, evidenziano che da parte di Olivera c’era stata la “condotta violenta”, il pestone sulla gamba del bosniaco, sfuggita all’arbitro livornese. Perciò, scattò la prova tv e il giocatore uruguaiano della Fiorentina fu squalificato per tre turni per il pestone, più uno per l’ammonizione (era diffidato). Insomma, un po’ come è successo a Mattia Destro, colpevole domenica di aver tirato un gancio volontario di sinistro al malcapitato difensore cagliaritano Davide Astori, ammonito per aver “reagito” prendendo successivamente per la maglia l’attaccante romanista che stava facendo una sceneggiata degna di Cinecittà, dopo aver simulato di aver ricevuto un colpo dal giocatore dei sardi.

Quindi, i dirigenti e i tifosi della Roma, oltre che i giornali a loro vicini, a noi toscani devono spiegare perché martedì 11 dicembre 2012, quando uscirono le decisioni del Giudice Sportivo Gianpaolo Tosel, non gridarono allo scandalo. Perché all’epoca non cercarono di distogliere l’attenzione attaccandosi alle sbracciate di Giorgio Chiellini? Perché all’epoca non tirarono fuori che il Palazzo aiuta la Juventus? Perché non dissero di essere soli contro tutti? Perché non invocarono “er Sistema” per la prova tv su un’azione valutata dall’arbitro? Perché il Corriere dello Sport non titolò “Così no” a lettere cubitali in prima pagina? Perché il celebre telecronista Caressa non si incazzò pubblicamente?

La prima pagina del Corriere dello Sport di mercoledì 9 aprile 2014
La prima pagina del Corriere dello Sport di mercoledì 9 aprile 2014

Forse perché Olivera aveva la maglia della Fiorentina e giocava contro la Roma? O forse perché l’articolo 35 comma 1.3 del Codice di Giustizia Sportiva dice chiaramente che “limitatamente ai fatti di condotta violenta […] non visti dall’arbitro, che di conseguenza non ha potuto prendere decisioni al riguardo, il Procuratore federale fa pervenire al Giudice sportivo nazionale riservata segnalazione”?

L’arbitro Banti all’epoca ammonì Olivera per il fallo su Pjanic, ma non vide il pestone, e quindi gli sfuggì la condotta violenta facendo scattare la prova tv, come riportato proprio sul Corriere dello Sport, che oggi grida allo scandalo per la decisione su Destro. Un po’ come l’arbitro Massa che ha fischiato l’iniziale spinta di Destro su Astori, non si è accorto del gancio del romanista sul cagliaritano (e, quindi, gli è sfuggita la condotta violenta) e poi ha ammonito il difensore dei sardi per aver preso per la maglia il giovane attaccante romanista. A parte che si sta distogliendo troppo l’attenzione dai due gesti (gancio volontario e successiva sceneggiata) di Destro che sono da condannare senza se e senza ma, però la domanda resta sempre la stessa: perché all’epoca non si gridò allo scandalo, mentre oggi si vuol far credere al complotto? Al limite è il caso Olivera (anche se a dire il vero non è nemmeno il primo) a fare giurisprudenza, non quello di Destro che, anche in base all’ammissibilità della prova tv dopo Roma-Fiorentina della stagione scorsa, è stato squalificato per ulteriori tre turni. Come scriveva il nostro conterraneo Dante Alighieri nel XXIX Canto dell’Inferno della (Divina) Commedia, “credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa”. O, in altre parole, “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

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