Pauline Anna Strom – Trans-Millenia Music (RVNG, 2017)

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Tra il 1982 e il 1988 sono stati composti e registrati pezzi tra i più suggestivi della musicista Pauline Anna Strom. Musica da sintetizzatore che fungesse da vascello per l’ascoltatore, che potesse accompagnarlo verso altri mondi, oltre i limiti temporali del mondo che noi conosciamo. E’ forse questo il significato di Trans-Millenia Music: una musica che attraversa i millenni, che si dirige verso lo sconosciuto (ricerca che ha caratterizzato molti lavori della Nostra) e che, proprio per questo, è diventato oggetto del desiderio di cultori underground, nonostante le premesse.
Cresciuta in una famiglia cattolica in Louisiana e in Kentucky, la Strom, privata della vista per complicazioni postparto, ha ribaltato questa mancanza in un’esperienza “formativa”. Ha composto molti dei suoi brani a San Francisco durante l’ascesa della cultura new age e ambient.

Sedicente solitaria ed eretica, alla ricerca di orizzonti lontani da superare, la Strom acquista un Tascam 4 tracce per poter registrare il suo piccolo esercito di synth (Yamaha DX7, TX816, CS-10). Chiusa nelle 4 mura del suo appartamento, registrando accuratamente in cuffia (alla faccia di tutti quelli che dicono che il riferimento della cuffia è inadatto per un lavoro di precisione), Strom diventa “consorte”dei suoi ascoltatori, traghettandoli verso regioni inesplorate e da tutto questo Trans-Millenia Music. E’ proprio lei a dichiarare che è sempre stata molto più a contatto con il passato che con il presente. Ma, chiaramente non può finire qui, la sua dimensione per così dire “metafisica” ha un approdo sociale (perché no, politico: un po’ come le visioni di rivendicazione afro-futurista di Sun Ra, per fare un celebre esempio, di colui che avrebbe mandato il popolo nero in altre dimensioni dello spazio per fondarle, popolarle, farle proprie, una Zion stellare, diciamo). E qui troviamo il parallelo bianco e al femminile. Strom, consapevole del limite dell’uomo di poter entrare in contatto coi popoli del futuro (per forza di cose il nostro mondo è come una gabbia, difficile da superare, confinato nei suoi schemi spaziotemporali) provocando in loro “sofferenza solipsistica”, ovvero la vera solitudine, la solitudine in sé. E proprio questa solitudine, associabile al buio, porta ad un’esperienza cinematica, come un invito aperto all’ascolto, alla scoperta.
Potreste trovare molti riferimenti, ma la musica da synth di Strom riesce a rimanere a mezza strada tra “astratto” e “figurativo” con la grande speranza di un’eventuale redenzione.

Riccardo Gorone

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