Oneida – Romance (Joyful Noise, 2018)

Gli Oneida, gruppo che non ha risparmiato nulla ai suoi ascoltatori, hanno iniziato a far esplodere Brooklyn 20 anni fa col loro punk psichedelico per poi lasciare spazio a percorsi ed investigazioni stilistiche sempre estreme, chiaramente, ma con molta personalità. Diciamo che dal 2011 il gruppo si è saputo distanziare dalla possibile deriva che poteva risultare banale. L’epica dei pezzi strumentali del gruppo (come ad esempio il mastodontico Rated O o il monolitico album rompighiaccio Each One Teach One) scompare per lasciare posto ad un suond dai moti ondulatori, in cui le onde audio distorte si mescolano al coacervo di suoni per far affiorare armonie dal mood folk (come nel caso di All In Due Time dove le pulsazioni rotolano e si scontrano con altre sorgenti sonore ) o dal sapore stoner (come Cockfight, che sembra spuntare fuori direttamente dalla testa di Steve Albini).

oneida-romanceIl nuovo disco Romance, di fatto, si trova in un punto, non dico di svolta, poiché non si trovano delle rivoluzioni che gli Oneida non avessero già portato avanti. La cosa che però si nota di più, è che calzano il loro genere e la loro attitudine come un guanto, probabilmente grazie all’esperienza che si portano dietro. Dalle Brah Tapes si sente la stabilità del loro suono corrosivo, a tinte lisergiche ma che zampetta con l’ironia che contraddistingue la band.
Romance, come dicevamo, si colloca in un periodo fertile della loro composizione.
Una volta visto che la spremitura di tutte le risorse dello shoegaze ha iniziato a vacillare, guardandosi intorno, i Nostri decidono di fluttuare, di farsi ulteriormente le ossa, non tanto nelle possibilità del genere, quanto piuttosto, una spinta meditativa maggiore, in cui il vocale si mescola alle varie sfuriate, o ai gorgoglii rumoristici che sono solo la base su cui far galleggiare ulteriori eventi noise. Si pensi a Reputation (col suo appeal à la Spacemen 3) o alla esagerata (e di fatto sembra trasbordare dalla capacità stilistica del gruppo, un pezzo “stonato” rispetto agli altri) Good Cheer.

Conclude il viaggio ai limiti del rumore il monumentale viaggio, a sua volta, di Shepherd’s Axe in un crescendo che passa dai pad fino ad un vero e proprio soundwall che farà sì che nulla possa passare da lì.
Oneida cambiano senza cambiare, con sfumature, con le voci (in)confondibili che si mescolano al marasma, con le ritmiche essenziali che trasformano la batteria in un’ulteriore sorgente per possibili rumori. Chiaramente, il loro regno, è quello dei rumori.

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