La Grecia chiede 162 miliardi di danni alla Germania per l’occupazione nazista. E l’Italia dorme

ATENE (Grecia) – Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Mai frase pronunciata in “Animal House” dal compianto attore statunitense d’origine albanese, John Belushi, fu più azzeccata per descrivere quanto sta accadendo oggi ad Atene e dintorni. La Grecia ha quantificato i danni subiti durante l’occupazione nazista in ben 162 miliardi di euro, l’80% del pil greco, e potrebbe avanzare una richiesta di maxirisarcimento. Ma il premier Antonis Samaras ha frenato gli entusiasmi per paura di indispettire troppo i teutonici.

Nel migliore dei casi (dal punto di vista greco), la Germania passerebbe da creditrice a debitrice e un risarcimento danni del genere ribalterebbe le sorti economiche dei due Paesi, con le casse del partenone in sesto e quelle tedesche con le spalle al muro. Il problema è che la Germania, vista la posizione strategica durante la guerra fredda, ha goduto di un condono del 60% del debito di guerra.

Nel dossier con la quantificazione dei danni rientrano le ingenti distruzioni seminate dall’intero esercito tedesco oltre agli orrendi crimini contro l’umanità. La Grecia pretende dalla Germania 108 miliardi di euro per la ricostruzione postbellica più altri 54 per i prestiti coatti che tra il 1942 e il 1944 i greci dovettero versare a fondo perduto al Terzo Reich.

E l’Italia? Nel 2008 la Corte di Cassazione aveva condannato lo Stato tedesco a risarcire i familiari delle vittime delle stragi compiute durante l’occupazione tedesca per l’eccidio nazista compiuto il 29 giugno 1944 in provincia di Arezzo a Civitella, Cornia e San Pancrazio. Lì morirono trucidate 203 persone, tutte civili e in gran parte donne e bambini. Purtroppo, però, la Corte internazionale di giustizia dell’Aja l’anno scorso ha accolto il ricorso della Germania perché l’Italia avrebbe “mancato di riconoscere – si legge nella sentenza – l’immunità riconosciuta dal diritto internazionale” ai tedeschi, proprio per la loro posizione strategica durante la guerra fredda.

Solo che questa sentenza è stata applicata per i crimini (stragi) nazisti. Infatti, non colpirebbe le sentenze di risarcimento danni avanzate dai cosiddetti “schiavi di Hitler”, tra cui gli italienische Militär-Internierte (Internati militari italiani – Imi, coloro che si rifiutarono di optare per la Repubblica di Salò), che hanno lavorato forzatamente per le industrie tedesche durante la seconda guerra mondiale da internati nei campi di concentramento. Ed è proprio per ricordare il sudore di queste persone, che non volevano fare la Grande Germania, ma che erano costrette a costruirla lavorando tra gli stenti e le oppressioni, che il Governo italiano deve pretendere dalla Germania, soprattutto in questo particolare momento storico, un maxirisarcimento danni. Ne va del futuro di quell’Italia che gli internati hanno difeso con il “pigiama a righe” o con la scritta Imi.

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