Emergenza Carceri – Dati allarmanti, dibattito in Consiglio Regionale

“Il sistema penitenziario nazionale vive da tempo la sua più grande crisi”.

Queste le parole d’esordio della relazione sulla situazione di sovraffollamento degli istituti penitenziari presentata ieri  al Consiglio Regionale Toscano da Alessandro Margara, garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà; una relazione pungente e preoccupante che ci descrive una realtà purtroppo sostanzialmente invariata dalla dichiarazione dello stato di emergenza per il sovraffollamento carcerario del 13 gennaio 2010.
In quel periodo, precisa Margara, nelle carceri italiane erano presenti 64 791 detenuti a fronte di una capienza di 44 073 persone. Un tasso di affollamento dunque elevatissimo, 147 reclusi per 100 posti, il 147%. In Toscana , nello stesso periodo, non ci si allontanava troppo dalla media nazionale, con un tasso di affollamento del 134% ed un totale di 4 344 ospiti per 3 233 posti disponibili.

Le aspettative – dei decisori pubblici, delle associazioni, dei carcerati e spesso della stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha più volte sanzionato il nostro Paese – prevedevano una riduzione graduale del tasso di affollamento veicolata da provvedimenti di natura legislativa ed esecutiva, aspettative rinsaldate dalle promesse di impegno degli ultimi Governi Berlusconi e Monti e puntualmente deluse nei fatti da disposizioni deludenti e degne dei migliori teatri propagandistici cui – purtroppo – i cittadini italiani sono stati spettatori molto, troppo spesso sopratutto nell’ultima decade.

Prendiamo ad esempio il famigerato “Piano Straordinario di Edilizia Penitenziaria” che, ci illustra Margara, si è rivelato difatti essere un’operazione estremamente fallimentare. Scrive infatti il garante nella sua relazione che “il piano, rimaneggiato numerose volte, prevedeva la costruzione di nuovi istituti e di nuovi padiglioni, il tutto per un costo ed un impatto sulle capienze che potremmo definire di “gemoetria variabile”: tanto il Governo Berlusconi quanto quello Monti in questi mesi, dopo aver dato i propri numeri ed i tempi previsti di realizzazione, a distanza di tempo invece di fornire dati su quanto nel frattempo realizzato, hanno sempre provveduto a dare nuovi numeri e nuovi tempi di realizzazione, di fatto screditando totalmente se stessi ed il Piano Carceri”.

“In questo scenario di notevole confusione – prosegue Margara – è utile dire che da allora , nell’ambito del piano carceri , nessun nuovo istituto è stato realizzato; in effetti per i nuovi istituti i lavori non sono nemmeno mai iniziati e nella larghissima maggioranza dei casi non è stata posta la prima pietra nemmeno per i nuovi padiglioni”.

Una situazione che suona come una gigantesca presa in giro specialmente se raffrontata a quelle che sono state le decisioni di spesa e bilancio per le carceri italiane. Riporta infatti Antigone, onlus che si interessa della tutela di garanzie e diritti nel sistema penale, che “nel 2007 , anno durante il quale la presenza media giornaliera era stata di 44 587 detenuti, il bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ammontava a 3 095 506 362 euro, mentre nel 2011, quando la presenza media giornaliera era stata di 67 174 detenuti, il bilancio del DAP era sceso a 2 766 036 324 euro: a fronte di un aumento dei detenuti di circa il 50%, il bilancio è stato tagliato del 10,6%.

Tagli non omogenei, sempre secondo Antigone, con costi del personale calati del 5,3%, quelli per investimenti (edilizia penitenziaria, acquisizione mezzi di trasporto, di beni, macchine e attrezzature) del 38,6% e quelli per il mantenimento, l’assistenza , la rieducazione ed il trasporto dei detenuti, a fronte del loro aumento, sono calati addirittura del 63,6%.In questo contesto risulta particolarmente difficile garantire ai condannati delle attività trattamentali adeguate, ed uno dei temi che rendono più facile la lettura di queste difficoltà risulta certamente essere quello dell’accesso al lavoro, un passaggio previsto , quanto meno per i detenuti con condanna definitiva, come vero e proprio diritto conseguente al dovere dell’Amministrazione Penitenziaria di garantire opportunità occupazionali durante la detenzione che, come è facile immaginare, rimane nei fatti un’opportunità ambita da molti ma disponibile per pochi. 

Questi dunque i dati nazionali da raffrontare a quelli relativi alla Toscana, che pur con un tasso di affollamento medio registrato inferiore alla media nazionale (127,2% a fronte del 139,7%) presenta dei casi – Firenze Sollicciano con il 183%, Pistoia con il 189%, Pisa con il 160%, Siena con il 178% – molto allarmanti e ben superiori a tutte le medie, che mettono in ombra i risultati più positivi (tra cui Empoli con il 79% e Gorgona con il 65% ).

Disarmanti i dati regionali sull’occupazione dei carcerati: sono solo otto infatti i detenuti che lavorano per datori di lavoro diversi dall’Amministrazione Penitenziaria in Toscana, tre a Massa, uno a Livorno e quattro a Sollicciano.”Un numero assolutamente esiguo – conclude Margara – indicativo della scarsissima penetrazione dell’imprenditoria, sociale e non, nelle carceri”.

Si lascia ancora attendere, dunque, una seria ed attenta risposta delle Istituzioni a questa piaga dilagante, che contribuisce senz’altro alla stabilità della nostra posizione, in Europa, in fondo alle classifiche di civiltà.

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