CALCIO – Prato succursale della Fiorentina? No, grazie

PRATO – Prendete un coltello ben affilato e infilato nella piaga. Capirete, così, cosa stanno provando i tifosi dell’Ac Prato che, a dispetto delle statistiche del Lungobisenzio, non sono affatto pochi. La piaga si chiama “famiglia Toccafondi”, il coltello ben affilato “Acf Fiorentina”. Nel mezzo, a soffrire come bestie, c’è chi ama il Prato, chi ha il fiordaliso tatuato nel cuore, chi ha il sangue biancazzurro.

Il tifoso del Prato è una persona abituata a soffrire. Di soddisfazioni sportive ne ha viste ben poche. “Mai una gioia” sono le tre parole più gettonate dai supporters lanieri. La continua altalena tra terza e quarta serie negli ultimi 50 anni e la gestione di Andrea Toccafondi e famiglia dal 1979 hanno scoraggiato i più ed oggi, quando parli di tifoseria laniera, qualcuno ha pure l’ardire di riderti nel viso. Ma Prato ha una bella tifoseria che però è coperta dalla cenere di decenni di insoddisfazioni e di cocenti delusioni. Se dici Trento o Reggio Emilia, tanto per fare due esempi, a un laniero apri inesorabilmente delle ferite nel suo cuore. Splendide trasferte, piene di aspettative, concluse sempre allo stesso modo: sconfitta del Prato e addio sogni di gloria.

Non penso di sbagliarmi nel dire che il tifoso del Prato è quello che, calcisticamente parlando, ha più crediti nei confronti della fortuna tra tutti gli appassionati di calcio. Il tifoso del Prato attende la fine dell’era Toccafondi quasi come la liberazione da una dittatura. Ed è proprio di “dittatura” che parlano i tifosi più accesi del Prato, non i cosiddetti “apostoli” vicini alla società, dopo 35 anni di gestione in cui il patron ha scelto una politica di chiusura verso l’esterno che ricorda vagamente quella del dittatore albanese Enver Hoxha.

E, come in ogni dittatura che si rispetti, si aspetta un liberatore. Ma anche i liberatori, a volte, non sono ben visti ed è meglio evitarli, aspettando altri liberatori. Prendete la Polonia: dopo essere stata conquistata dai nazisti è stata “liberata” e soggiogata dai sovietici. Ed è alla stregua dei sovietici che il tifoso medio del Prato vede l’interesse della famiglia Della Valle nei confronti della società in riva al Bisenzio. La Fiorentina pare che voglia fare del Prato la propria società satellite, una sorta di Fiorentina B su modello spagnolo, catalano e inglese, per rendere più competitivi i prodotti del proprio vivaio. Anche se, nelle ultime ore, forse viste anche le reazioni dei tifosi pratesi, la Fiorentina pare aver corretto il tiro non esprimendo più la volontà di entrare in società, ma solo di parcheggiare giocatori e staff a Prato, a cominciare dall’allenatore della Primavera Leonardo Semplici. Ma forse i Della Valle vogliono iniziare a gettare l’esca per raggiungere qualcosa di più importante per la società viola: la cittadella. Da Prato in passato ci sono state aperture per una cittadella sportiva della Fiorentina al Macrolotto 2. Un’idea che i Della Valle potrebbero prendere in seria considerazione qualora i progetti a Firenze si dovessero arenare in maniera definitiva.

PRATO VS. FIRENZE – Perché i fiorentini sono visti male dai pratesi? La risposta a questa domanda la dà la Curva Ferrovia del Prato che ha diramato un comunicato molto duro. «Intendiamo subito chiarire – spiegano i vertici del tifo organizzato laniero – che qui non si tratta solo di una squadra di calcio ma di tutt’altro, la storia della nostra città ci tramanda la profonda rivalità che ci divide da Firenze, rivalità fondata sul sangue e sui sacrifici del Pratesi, che solo dopo una lunga battaglia son riusciti a liberarsi dal giogo asfissiante della città gigliata. Qui si parla della squadra rappresentazione della terza città del Centro Italia, si parla di una società che, in una città devastata da problemi sociali ed economici, rimane forse l’unico appiglio per chi è ancora attaccato alle proprie origini alle proprie tradizioni».

E ancora, «abbiamo una storia ultracentenaria di sport, una storia millenaria di lotte contro Firenze e decidiamo di calpestarla perché incapaci di trovare soluzioni alternative? […] Noi con la città di Firenze e con la società che la rappresenta non ci vogliamo aver niente a che fare, né adesso né in futuro. […] Non siamo né facciamo la succursale di nessuno, tantomeno dell’odiata Firenze. […] Meglio rischiare di morire da Pratesi, che vivere da fiorentini».

Se poi non avete ancora capito bene, parlando del solo lato sportivo, fate conto che la Juventus voglia far diventare la Fiorentina la propria seconda squadra e traetene le dovute conclusioni.

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