Atom™ & Lisokov – walzerzyklus (raster:noton, 2017)

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In questo oggetto, che può essere libro, può essere disco, può essere un diario, due modi di fare musica si incontrano. Da una parte una cantante russa, dall’altra un musicista elettronico tedesco, si ritrovano per approfondire un genere che è entrato nel dimenticatoio, o che era specchio della società nobile fino all’Ottocento: il walzer. E se poi voi mi direte che non esiste propriamente il genere walzer, ma variazioni di danze che si ritrovano già dal sedicesimo secolo, come i minuetti francese, va benissimo, non importa l’archeologia di questo “metodo” di musica/danza (ricordiamo che la parola stessa indica un’azione, quella di voltarsi, girarsi, e, indagando ancora di più, il roteare, volteggiare), ma importa appunto lo spirito che lo anima. Intanto il tempo, che è generalmente il classico 3/4 (che noi ogni volta riassumiamo con il “zum-pa-pa”), fa da struttura del susseguirsi delle 7 tracce del disco stesso: troviamo 3 pezzi di 2 minuti l’uno (i vari Leitmotif I, II e III) e 4 pezzi di 3 minuti l’uno (per enfatizzare questo tempo dispari che è l’ingrediente essenziale di queste danze). E’ noto che Uwe Shmidt ha sempre scelto un arsenale musicale elettronico col quale reinterpretare “baroccamente” molte realtà (si ricordi il suo LP dal titolo Pop HD, in cui un pop cantato da macchine risorge e pronunzia il suo dominio commerciale nel panorama umano, nonostante tutto) fino ad arrivare al walzer con questo walzerzyklus per raster:noton. Il disco contiene tre motivi principali, che sono variazioni del vero e proprio tema principale che si ripetono con sensibili varianti ma che riconducono al fraseggio simbolo del disco. Per barocco non intendo che incorpora gli stilemi del genere, ma un approccio “teatrale” della realtà  ritratta (che, a seconda dei punti di vista, può risultare scientifica, poiché il porsi a distanza di un certo fenomeno, da’ più possibilità di analizzarlo) .Da qui il perché i pezzi hanno un alone analitico, da laboratorio che, grazie al grosso contributo di Lisokov, diventano un melange distopico tra intimismo e “futurismo” (l’amore per le macchine). L’effetto straniante nello sghembo blues ai diodi di Be Bop A Lula (avete capito bene, proprio quella lì) da’ un contributo fortemente ironico al disco, una sorta di “nota blu”, una componente blues/jazz alle composizioni, come è splendida a mio avviso, il macchinario inarrestabile di terzine che è Maschinenwalzer. Ma già dal primo contributo di Lisokov con Transhuman Melody, si capisce già che le sonorità dicotomiche del disco sono destinate a sposarsi perfettamente come due elementi complementari.

walzerzyklus è il disco dell’inverno che ha la luce di fin de siècle il cui tramonto è insito nella sua lucentezza, in cui l’avvento delle macchine, dell’industria si comincia a vedere da lontano, appena dato l’annuncio di un altro avvenire che si credeva eterno. Ma come si sa, il mondo prende pieghe inaspettate.

Riccardo Gorone

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