Confartigianato – La famiglia si allarga

Dentro la Confartigianato Imprese Firenze si respira un nuovo profumo

Nell’ottobre del 1887, a Roma, il conte Pier Desiderio Pasolini di Ravenna veniva in possesso di un manoscritto del XVI secolo avente per titolo “Experimenti de la Ex.ma S.ra Caterina da Furlj Matre de lo Inlux.mo Sig. Giouanni De’ Medici copiati dagli autografi di lei dal Conte Lucantonio Cuppano, colonnello ai servigi militari di esso Giovanni De’ Medici detto Dalle Bande Nere.”

Era il codice di Caterina Sforza, contenente ricette di cosmesi, medicina e chimica.

Nell’orto che aveva voluto sorgesse all’interno del grande parco a ridosso della cittadella di Ravaldino, a Forlì, si coltivavano erbe per la cucina ed erbe medicinali per i suoi esperimenti. Il posto doveva essere un vero e proprio laboratorio d’alchimia con calderoni e alambicchi in grado di estrarre e distillare per poi comporre medicamenti, creme e lozioni di bellezza. I 471 “Experimenti de la Ecc.ma Signora Caterina da Furlj”, tante sono le ricette copiate dal manoscritto della contessa e pubblicate sotto questo titolo, rappresentano il concreto risultato di questa ricerca.

Le ricette di medicina sono 357, esposte secondo il sistema officinale, cioè con l’indicazione del metodo di preparazione. La Signora di Forlì, inoltre, raccoglieva e sperimentava composti a base di erbe aromatiche per incensi e suffumigi che, consumando lentamente nei bracieri, profumavano gra­devolmente gli ambienti. Le ricette di cosmesi che Caterina ci propone sono 84 e offrono lozioni, pomate, unguenti, lisci, polveri, acque “a far bella”, belletti e profumi per conservare la linea, levigare, rassodare, schiarire, depilare, detergere, tonificare, idratare, truccare e profumare.

E così, sul finire del XXI secolo, il Dott. Giovanni Di Massimo, farmacista fiorentino, avvia in un antico palazzo del cuore di Firenze, Spezierie Palazzo Vecchio”, sui cui scaffali si possono trovare profumi di nicchia, cosmetici e integratori naturali. Agli albori del nuovo secolo, la figlia Francesca Di Massimo, prende in mano l’attività e la esporta in Europa e nel mondo.

Proprio per questo, ha deciso di lanciare e creare un’identità a questa nuova categoria di Mestiere, sabato 22 maggio alle Spezierie Palazzo Vecchio al cospetto di Federico Gianassi, assessore alle attività economiche, di Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Imprese Firenze e Jacopo Ferretti, direttore di Confartigianato Imprese Firenze.

Di seguito l’intervista a Francesca Di Massimo, presidente del neonato Mestiere dell’associazione di categoria.

Confartigianato ha saputo diventare un punto di riferimento per l’artigianato. Cos l’ha convinta di loro?

Il fatto che c’è molta concretezza in loro. Tutte le iniziative, tutto quello di cui si parla, ha sempre un fine pratico. É difficile trovare qualcuno, soprattutto nelle realtà così grandi com’è Confartigianato, che riuniscono aziende, persone molto diverse fra di loro, gli interessi sono molteplici e diversi, che trasformi in concretezza tutta la teoria.

Eppure, tutte le volte che si fa qualcosa con loro, che ci siamo seduti intorno a un tavolo, c’è sempre stato un follow up concreto. Questo è quello che fa la differenza.

Considerando questo un primo passo, cosa ha in mente per valorizzare ulteriormente il suo mestiere?

Con i responsabili di Confartigianato vorrei cercare di incontrare e conoscere le realtà che vogliono e hanno le caratteristiche giuste per far parte di questa categoria e lavorare insieme. Penso sia altrettanto importante aiutarsi a vicenda a creare questa consapevolezza perché se ci sono dei valori condivisi da più di una realtà, tutta la categoria ne potrà beneficiare. Valori che tutti insieme riusciremo a trasmettere in tutta Italia e all’estero.

Creare una base di artigiani del profumo come noi: non è detto che siano tutti creatori di profumo, eau de parfum per intenderci; c’è chi crea fragranze per profumare cosmetici, saponi, candele. È la creatività della formulazione la parte primaria del mestiere, il mettere insieme materie prime per creare un risultato armonico e originale. È un approccio di nicchia il nostro ed è quello che ci permette di proporre i nostri prodotti nel mondo.

Quale futuro per l’artigianato locale?

Per l’artigianato locale sarà sempre difficile restare vivo e portare sempre innovazione perché comunque il contesto economico in cui viviamo è challenging, gli ostacoli non sono pochi. Uscendo da questa pandemia, la situazione è chiaramente ancora più difficile di prima. Prima c’era tanta burocrazia, tante situazioni che ci potevano mettere in difficoltà, però la situazione adesso è molto più difficile perché molti di noi hanno perso fatturato e, di conseguenza la capacità di investire in attività, che è quello che ci caratterizzava prima e ci dava forza di non arrenderci mai e affrontare tutte le avversità.

Adesso è giunto il momento di convergere tutti su Confartigianato per fare squadra, per farci sentire, è importante che ci si identifichi con dei valori. Io penso che sia fondamentale questo perché l’ho vissuto sulla mia pelle.

È importante essere consapevoli delle radici che abbiamo. Si sente spesso “la mia è un’attività storica, sono sul mercato da tanto tempo”, ma spesso e volentieri non si valorizza questa attività per quello che è veramente. Bisogna essere consapevoli delle radici, dei valori, del legame con la città, di Firenze, con la storia di Firenze. Nel nostro caso quando si parla di profumi, bisogna ricollegarsi alla storia della profumeria rinascimentale, quindi le radici sono molto antiche. Siccome questa è una cosa che ci differenzia da tutto il resto del mondo, dobbiamo far leva su questo. Nella nostra testa deve essere chiaro quali sono i valori che ci portiamo, quale è la strada per innovarli.

Inoltre adesso il mercato è molto più dinamico e l’immagine è fondamentale molto più di prima e dobbiamo tenerne conto. La consapevolezza del proprio valore è indispensabile, ma bisogna saperci investire con soldi, persone ed energie. Solide radici, ben ancorate nella storia, nella tradizione e nella realtà di tutti i giorni. Mai smettere di annaffiare queste radici.

I giovani e l’artigianato. Come far sì che questo mestiere non si perda?

Nel mio caso specifico, il percorso di formazione è stato molto lungo. Bisogna seguire dei percorsi di formazione standardizzati. Al momento è la Francia quella che offre dei percorsi di studio più seri e più professionalizzanti. Se una persona vuole intraprendere questo mestiere, deve prendere in considerazione tutto ciò, soprattutto se è giovane perché la formazione è la conditio sine qua non, ma la parte gestionale occupa uno spazio non indifferente.

Il profumo è un cosmetico e il cosmetico segue una regolamentazione europea molto rigida che bisogna conoscere e rispettare. Bisogna mettere in piedi, in azienda, dei processi molto chiari e disciplinati. Serve anche la conoscenza del settore cosmesi perché, è vero che ci possiamo sempre rivolgere ai consulenti, ma il problema è che quando ci rivolgiamo per tutto ai consulenti esterni, il costo dei prodotti sale troppo.

Digitale: problema o opportunità? Perché?

Sicuramente un’opportunità. Anche questa è una bella sfida perché ci dà la possibilità di farci vedere in tutto il mondo, ma allo stesso tempo, bisogna essere cauti altrimenti si crea un effetto boomerang. Come si dice? Quando arrivi troppo vicino al Sole, rischi l’accecamento.

Non siamo preparati, o almeno fin adesso non lo siamo stati, a rivolgerci a una platea così ampia e sempre online. Perché tutto quello che metti sui social rimane e quindi bisogna stare attenti. Come tutti i settori, anche questo richiede delle competenze specifiche. Questo non significa che bisogna spenderci miliardi, però comunque bisogna investire. I giovani, anche in questo, sono molto più preparati, hanno una sensibilità maggiore di noi verso i social, partono avvantaggiati. Sì, devono studiare, imparare delle tecniche, ma hanno questa marcia in più. Io stessa faccio fatica alle volte. Io mi sto circondando di ragazzi e ragazze giovani per affrontare il marketing digitale perché è importante che questa sensibilità ci sia in azienda.

Qual è la sua fragranza preferita?

Olimpia. È una fragranza che ho creato due anni fa; è una formula quasi completamente naturale, molto ricca. Credo che questa fragranza racchiuda bene quello che noi profumeri cerchiamo di fare: creare armonia in un mare di contrasti, come la Confartigianato! Le materie prime sono molto diverse tra di loro, ma alla fine bisogna ‘partorire’ una fragranza che sia omogenea, soprattutto piacevole. Deve essere un unicum, una combinazione sinfonica in cui tutti gli aromi nella loro diversa intensità, emanino un gradevole e originale profumo. Questo profumo racchiude molte materie prime che non era facile mettere insieme; è la mia fragranza preferita.

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