Cibo, Coldiretti Toscana: da 1 gennaio 2025 obbligo etichetta origine su confezioni frutta sgusciata e buste verdura

Coldiretti Toscana: “prossimo passo origine degli ingredienti nei menu dei ristoranti”.

Anche sulle confezioni di noci, mandorle, pistacchi ed altri frutti sgusciati, “snack” amati dagli sportivi e negli ultimi anni entrati prepotentemente nella dieta dei toscani, dovrà essere indicata in etichetta il Paese di origine a partire dal 1 gennaio 2025. Lo stesso obbligo varrà anche per frutta e verdura in busta, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano che oggi troviamo in vendita senza alcuna informazione al riguardo. Prodotti di largo e quotidiano consumo a cui potrebbero presto aggiungersi, dopo il voto favorevole del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva “Breakfast”, anche i succhi e marmellate che dovranno esplicitare il Paese di origine della frutta utilizzata e per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele. Si tratta di azioni che mirano a contrastare le frodi agroalimentari che sviluppano, per il solo Made in Tuscany, un giro d’affari annuale di oltre 6 miliardi di euro evitando che alimenti importanti, contenuti nelle confezioni, vengano scambiati per italiani. A dirlo è Coldiretti Toscana nel sottolineare il nuovo importante risultato ottenuto dalla maggiore Organizzazione agricola in Europa per la trasparenza dell’informazione ai consumatori, con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’Ue del regolamento delegato 2023/2429 per quanto riguarda le norme di commercializzazione per il settore degli ortofrutticoli, per alcuni prodotti trasformati a base di ortofrutticoli e per il settore delle banane. “E’ un altro importante passo in avanti verso il percorso di trasparenza nei confronti dei consumatori sull’origine degli alimenti portati a tavola a tutela della libertà di scelta sostenuto con forza dalla nostra organizzazione. Senza le nostre battaglie oggi il cibo che acquistiamo sarebbe indistinto e non fornirebbe  quelle informazioni sulla provenienza che sono fondamentali e che premiano sicuramente le nostre produzioni. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – C’è ancora molta strada da fare e questa obbligatorietà va estesa a tutta la spesa senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti ad indicare la provenienza della carne e del pesce serviti. Quando ci sediamo, e ci troviamo di fronte al menu, dobbiamo essere messi nelle condizioni di conoscere la carta d’identità dei piatti che andremo ad ordinare e consumare”.

La trasparenza è inoltre – spiega Coldiretti Toscana – un “deterrente” alle massicce importazioni di prodotti low cost dall’estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità. Ne sono una conferma i 317 allarmi di cibi contaminati rilevati dal sistema di allerta Rapido (Rassf) che riguardano in 9 casi su 8 prodotti importati. “I nostri prodotti – spiega ancora la Presidente di Coldiretti Toscana – sono i più sicuri al mondo e questo valore può e deve emergere indicando nell’etichetta il Paese di origine che nel nostro caso è sicuramente garanzia di salubrità e sicurezza”.

A livello Ue il percorso di trasparenza sostenuto dalla Coldiretti è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele che resta uno dei prodotti più contraffatti al mondo. In questo senso la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha recentemente approvato all’unanimità l’aggiornamento della direttiva Colazione che fissa nuove norme di denominazione per contrastare il fenomeno della contraffazione ed adulterazione indicando sull’etichetta, accanto al nome commerciale del prodotto, il paese di origine dove viene raccolto. E se il miele proviene da più di un paese, ciascun paese in cui il miele è stato raccolto dovrà essere indicato in etichetta, in ordine decrescente e con la rispettiva percentuale nella miscela.

L’Italia, che è leader europeo nella qualità ha fatto da apripista nelle politiche alimentari comunitarie con le etichette salva spesa Made in Italy con l’obbligo di indicare la provenienza dei prodotti in vendita estese, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta grazie a decreti interministeriali che devono ora essere prorogati entro il 31 dicembre 2023.

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